Borgo a Mozzano è un comune italiano di 6 651 abitanti, compreso nella provincia di Lucca, in Toscana. È situato ad un’altitudine di 97 metri sul livello del mare, attraversato dal fiume Serchio ed è posto poco dopo la confluenza con il torrente Lima.
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Un antichissimo ricordo di Borgo a Mozzano è legato ai Suffredinghi, comparsi nel 925, che furono per molti anni signori di molte terre del comune. Nel 1272 la Repubblica di Lucca fece il Borgo sede di una podesteria. Legata a Borgo a Mozzano è anche la signoria dei Castracani cessata nel 1369.
Borgo a Mozzano, nei primi anni del sedicesimo secolo, stabilisce che si debbano conservare tutte le scritture relative ad esso; quindi si hanno le prime deliberazioni, l’Estimo del 1531 e lo Statuto nel 1539. Nel 1562 il Borgo diventò capoluogo di Vicaria e in seguito, con l’incorporazione di Cerreto inferiore, iniziò il processo di formazione del comune e della parrocchia. Fra il 1615 e il 1616 avvenne la definitiva fondazione del comune. Nel giro di pochi anni venne eretto un ospedale, presente in tutti i comuni dell’epoca, venne formata definitivamente la Parrocchia con la relativa consacrazione della chiesa e formato un piccolo esercito a difesa del comune. I documenti locali dell’epoca registrano il passaggio di personaggi illustri quali la regina Cristina di Svezia, la Granduchessa Vittoria di Firenze e il cardinale Orazio Spada.
Nel 1799 le truppe francesi occuparono Lucca sancendo la fine della Repubblica e Borgo a Mozzano ne seguì il destino. In seguito furono abolite le Vicarie e il territorio lucchese venne diviso in tre cantoni: quello del Serchio con capitale Lucca, quello del litorale con capitale Viareggio e quello degli Appennini con capitale Borgo a Mozzano. Nel 1808 furono però aboliti i cantoni per lasciare spazio alle prefetture e alle municipalità. Seguirono i Borboni nel 1817, il Granducato di Toscana nel 1847 ed infine nel 1860 ci fu l’annessione al Regno d’Italia. Il 13 luglio 1865 Borgo a Mozzano ebbe quindi il suo primo sindaco del Regno d’Italia. Alla fine del secolo furono costruiti il Ponte Umberto e la ferrovia, due eventi importanti per le comunicazioni dell’intera vallata.
Nei territori del comune, durante la Seconda guerra mondiale, furono svolti imponenti lavori per la costruzione di uno sbarramento difensivo tedesco, la Linea Gotica. Dopo la Liberazione nel 1945 iniziò il periodo della ricostruzione dei ponti (tranne il Ponte della Maddalena che fu fortunatamente risparmiato), delle case e la costruzione dello sbarramento idroelettrico sul Serchio e della centrale idroelettrica in Vinchiana. Borgo a Mozzano è stata sede di importanti uffici amministrativi quali l’ufficio delle imposte, del registro, la pretura e le carceri fino agli anni settanta quando, per una nuova riforma amministrativa, sono stati soppressi.
Lo stemma del comune di Borgo a Mozzano è stato concesso con il decreto del presidente della Repubblica dell’11 maggio 2004 e raffigura una torre merlata di color argento posta su una verde collina su uno sfondo azzurro. La torre ha due finestre e una porta da cui fuoriesce un fiume sinuoso, probabilmente il Serchio. La torre richiama la rocca innalzata dai Suffredinghi, signori della Rocca e di Anchiano intorno all’anno Mille.
Il gonfalone è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro.
L’antico sistema viario della valle del Serchio si basava sulla romana Nuova Clodia o Pseudo Clodia (da non confondersi con la Via Clodia) e costituì nel Medioevo un’importante variante al percorso della Via Francigena, nella parte settentrionale della Toscana. La via Clodia era una strada di origine romana potenziata poi nel periodo longobardo che risaliva il fiume Serchio, entrando nel territorio dell’attuale comune di Borgo a Mozzano, attraversava la Garfagnana e collegava Lucca a Luni e a Parma. Il tracciato della Clodia, prima di Borgo a Mozzano, oltrepassato Valdottavo, toccava il paese di Diecimo che era un importante nodo viario in quanto si congiungeva alla Via Francigena nel tratto Camaiore-Lucca. Dopo aver toccato Borgo a Mozzano la Clodia saliva sino alla Pieve di Cerreto proseguendo, in alta quota, verso la Rocca. L’antica strada presentava poi delle varianti specialmente per i viandanti diretti dalla Garfagnana verso Lucca. Infatti, da Cerreto, una mulattiera scendeva al Ponte di Chifenti, oggi detto del Diavolo, e attraversandolo questa proseguiva sulla riva sinistra del Serchio per poi risalire a Corsagna. La Via Clodia doveva anche collegarsi con il ponte di Calavorno, importante punto di confluenza del sentiero che portava alla Foce a Giovo ed in Emilia.
Borgo a Mozzano è sulla Via del Volto Santo.
La chiesa di San Rocco a Borgo a Mozzano si trova nel luogo in cui sorgeva l’oratorio di San Sebastiano. Nel 1527 l’oratorio venne intitolato a San Rocco e San Sebastiano dagli abitanti di Cerreto che si erano trasferiti a fondo valle. Tra il 1606 e il 1627 furono fatti prima degli ampliamenti e poi una ricostruzione con l’arricchimento del Coro. Nel 1760 venne costruita la nuova chiesa insieme all’oratorio e nel 1791 fu ingrandito il Coro ed eseguita l’attuale facciata di stile classico, sobria ed elegante. Su di essa, posizionato sopra il portone di ingresso alla chiesa, c’è un bassorilievo circolare in marmo raffigurante San Rocco. La costruzione dell’attuale piazza, posta di fronte alla chiesa, comportò la demolizione di alcune case. La costruzione del campanile invece a causa della sua altezza elevata compromise la stabilità della chiesa, che fu rinforzata con catene. L’interno, di stile barocco e a croce latina, ospita sei altari di cui i primi quattro, che precedono la crociera, sono a stucco e furono eseguiti da Giovan Battista Lazzari, da Sebastiano Lippi e da Giovan Maria Michelacci. Entrando a destra si trova il primo altare dedicato a Sant’Anna, fondato da Ippolito Santini; segue l’altare del Crocifisso. Nella crociera di destra è posto l’altare della Madonna Addolorata e nel braccio di sinistra è situato l’altare con la statua della “Madonna di Lourdes”. Gli ultimi due altari sono quello di San Gregorio, di fronte all’altare del Crocifisso, e quello del Santissimo Rosario. Inoltre in questa chiesa esistono diverse opere di Luigi Ademollo, artista che ha lavorato molto in lucchesia intorno alla prima metà del 1800. Di tale pittore si possono ammirare tre grandi affreschi posti ai lati dell’altare maggiore: il “Centurione”, il “Redentore e Battista” e la “Distribuzione dei Pani”. Recentemente è stato fatto un lavoro di restauro sugli affreschi della chiesa.
L’edificio, a tre navate, sorse tra l’XI e il XII secolo e conserva pregevoli opere d’arte.
Questo edificio religioso sorge nel centro del paese e vi è conservata un’immagine di Gesù Crocifisso del XVI sec. che secondo la tradizione salvò la popolazione dalla peste del 1630.
Il convento di San Francesco venne costruito nel 1524 da alcuni Minori Osservanti di San Francesco su di un colle sovrastante il paese di Borgo a Mozzano. Gli Osservanti stessi, tra il 1596 e il 1597, lo cedettero ai Riformati dello stesso ordine. Il convento gode di una vista stupenda sul paese sottostante, di un orto ampio con un antico pergolato e con un bosco ombroso di lecci. Entrando ci si trova all’interno di un antico chiostro, ampio cortile porticato con spaziose arcate, dipinto da Domenico Manfredi di Camaiore. Negli affreschi viene raffigurato San Francesco d’Assisi. Al centro del cortile è situata una cisterna d’acqua fatta costruire da Raffaello di Controni nel 1551. Nella chiesa del convento sono presenti due altari in legno di noce. Il primo, situato a destra dell’entrata principale, fu intagliato da Francesco Santini, mentre l’altro dai maestri Bartolomeo e Alessandro in sostituzione di quello precedente costruito in legno di pioppo. Abitato fino agli anni ottanta dai frati minori francescani, è passato in comodato nel 1983 poi in proprietà nel 2006 alla Confraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano che vi ha realizzato una RSA per l’accoglienza di anziani, fragili e persone non più autosufficienti.
Antonio Lunardi, durante il sedicesimo secolo, aveva costruito un piccolo tempio alla Madonna delle Grazie, dipinta sul muro del tempio stesso. L’immagine aveva riscosso un forte pellegrinaggio di tutta la popolazione di Borgo a Mozzano e dei paesi limitrofi. In seguito, quindi, per la stessa immagine fu costruito un Oratorio più decoroso e in un luogo più centrale, dove si trova attualmente oggi. I lavori, sotto la direzione di Pellegrino Lunardi, figlio di Antonio, terminarono l’8 aprile del 1597. L’immagine della Madonna delle Grazie, secondo la tradizione, rappresenterebbe la Madonna nell’atto di spostare il Santo Bambino dalla mano destra a quella sinistra. Essa, mancante di prospettiva ed eseguita probabilmente da un pittore poco esperto, è rovinata dal tempo e dai restauri. L’oratorio, anticamente detto “del solco”, prese il nome “dei ferri” da una ringhiera che vi fu posta davanti. La Madonna delle Grazie è la patrona del comune di Borgo a Mozzano e ogni tre anni in suo onore si tiene una solenne festa detta “triennale”.
La Linea Gotica era una linea difensiva tedesca nella Seconda guerra mondiale che si estendeva per oltre 320 chilometri tagliando la penisola italiana dalla valle del fiume Magra a Pesaro con l’obbiettivo di rallentare l’avanzata degli alleati. Nella Valle del Serchio la fortificazione interessava tutto il territorio che va dal morianese fino a Borgo a Mozzano. Quest’ultimo oggi è l’unico sito in grado di mostrare una visione completa di come era strutturata la Linea Gotica. Lo stato di conservazione infatti è eccellente e la Linea Gotica in questo punto è pressoché intatta. Furono inoltre numerose le fortificazioni, i bunker, le gallerie, valli anticarro e campi minati, tutte opere scavate nella roccia che mantengono ancora oggi il loro aspetto originario. L’intera opera fu portata a compimento dall’Organizzazione Todt che utilizzò circa 15.000 operai, alcuni reclutati sul posto come volontari ed altri coatti, catturati durante la guerra. Il piccolo paese di Anchiano, poco distante dal Borgo, fu utilizzato pure come campo di concentramento da cui transitavano i deportati per la Germania. Un apposito comitato organizza visite guidate presso le piazzole, i bunker e le gallerie. Esiste anche un Museo della memoria.
Il Ponte della Maddalena, comunemente detto “Ponte del Diavolo”, è un’opera risalente al XII-XIII secolo. Un’opera architettonica imponente, che attraversa il fiume Serchio con tre arcate asimmetriche. Il ponte fu fatto costruire dalla contessa Matilde di Canossa e fatto restaurare da Castruccio Castracani. Nei primi anni del Novecento, sulla parte destra del ponte, fu eretto un nuovo arco per consentire la costruzione della ferrovia. Il ponte è detto “del Diavolo” per un’antica leggenda popolare. Il costruttore, non riuscendo ad innalzare l’arco maggiore portando così a compimento l’opera, implorò l’aiuto del Diavolo. Questi, concesse la sua collaborazione, in cambio della prima anima che avesse attraversato il ponte. Grazie al Diavolo così il ponte fu costruito in una sola notte. Furbescamente il costruttore però mandò un cane a correre su per il ponte. Il diavolo ormai ingannato scomparve nelle acque del fiume Serchio accontentandosi dell’anima di una bestia.
Abitanti censiti
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 la popolazione straniera residente era di 516 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Fonte dati: https://it.wikipedia.org/wiki/Borgo_a_Mozzano