Pontedera (AFI: [ponte’dɛra]) è un comune italiano di 29 779 abitanti della provincia di Pisa, in Toscana.
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L’area del comune di Pontedera risulta abitata fin dal 4500 a.C. circa, come conferma il recente ritrovamento di un insediamento in località “Cava Erta”. La posizione era strategica per la vicinanza alla foce dei fiumi Era e Cascina, che si immettevano nel vasto sinus lagunare che a quel tempo lambiva le colline pisane. È attestato un insediamento stabile nel Neolitico, mantenutosi per almeno tre secoli (tra 5.350 e 5.000 anni fa) in una zona asciutta in prossimità di una foresta planiziale e lungo un paleoalveo fluviale, forse l’antico corso dell’Era o del Rotina.
Sebbene la pianta del centro storico sia tipica degli insediamenti romani, non esistono tracce documentate di quel periodo storico nella zona, né sono stati rinvenuti segni di una precedente civiltà etrusca. Nella frazione di Gello sono peraltro documentati siti di età imperiale abbandonati nel III secolo d.C., verosimilmente a seguito della formazione del padule di Lavaiano.
In passato è stata identificata con Valvata, una località romana dell’Etruria che la Tavola Peutingeriana situa a 8 miglia romane da Pisa. L’autore della identificazione è Niccolò Sansone nella Tavola dell’Italia antica, come riporta il Targioni Tozzetti. Valvata però è stata identificata anche con Cascina e con Fornacette, anche se queste restano solo ipotesi.
Nel 2010 sono stati scoperti resti di una fattoria romana, probabilmente una fattoria dell’età imperiale augustea, in località Scoffia, nei pressi del vecchio Ponte alla Navetta.
Il nome della città deriva dal ponte che fu fatto costruire dagli Upezzinghi alla foce dell’Era, quando ancora il borgo di Pontedera non esisteva. Le prime tracce della presenza del ponte risalgono al 1099. Esisteva invece all’epoca un villaggio, ora scomparso, di nome Travalda, mentre le prime tracce di Pontedera si hanno nel 1163, quando venne inclusa nell’elenco dei castelli pisani. Si presuppone però che a quei tempi non fosse ancora dotata di fortificazioni, la cui presenza è attestata solamente nella prima metà del XIII secolo. Nello stesso anno 1183 si ha notizia della chiesa di San Martino, posta sotto la pieve di Calcinaia. Nel 1172 i Pisani respinsero la coalizione di Cristiano di Magonza (Lucca, Siena, Pistoia e i Guidi): fu il primo scontro avvenuto a Pontedera.
Nei secoli si succedettero molte altre battaglie tra Pisa e Firenze con esito alterno, portando Pontedera sotto il controllo ora dell’una ora dell’altra. Il castello fu più volte distrutto: la prima nel 1256 per volere di Firenze e Lucca, vincitrice contro Pisa; l’ultima nel 1554. La battaglia più importante si tenne nel 1369: fu combattuta tra l’esercito fiorentino e quello mercenario di Bernabò Visconti signore di Milano, comandato dal celebre condottiero John Hawkwood, già al servizio della Repubblica Fiorentina, la quale fu sconfitta in questa occasione.
Cessato il periodo di ostilità, a partire dal Rinascimento Pontedera assunse sempre di più le caratteristiche di un comune a forte vocazione commerciale, ottenendo l’autorizzazione ad una fiera annuale prima e ad un mercato settimanale poi. Con il 1565 il borgo, dopo esser stato per lungo tempo sotto la giurisdizione di Cascina, acquistò una sua propria competenza giurisdizionale estesa al territorio di Ponsacco e Camugliano, Calcinaia, Gello, Montecastello, Pozzale. Nel 1637 Ferdinando II dei Medici, istituendo il marchesato di Ponsacco e Camugliano con sede di residenza del Commissario feudale, eliminò la podesteria di Pontedera su questo comune.
Nel 1924 l’ingegner Rinaldo Piaggio rilevò le Costruzioni Meccaniche Nazionali di Pontedera trasferendovi parte dell’industria genovese Piaggio di costruzioni aeronautiche. Riconvertita a produzione civile nel primo dopoguerra, la Piaggio ingrandì gli stabilimenti cittadini, divenendo sempre più parte integrante della città e costruendo addirittura un intero quartiere per i propri dipendenti.
Il 30 maggio 1930, per regio decreto, Pontedera fu proclamata “città“. Durante la seconda guerra mondiale Pontedera fu duramente bombardata a causa della presenza degli stabilimenti aeronautici della Piaggio. Con la fine della guerra e la conversione in fabbrica di motocicli, la Piaggio, e con essa Pontedera, parteciparono attivamente al boom economico degli anni sessanta.
Il 4 novembre 1966 il fiume Era ruppe gli argini e inondò la città.
Oggi Pontedera è un importante centro industriale e commerciale che presenta un ampio sviluppo edilizio.
Lo stemma è “d’azzurro al ponte a due luci d’argento, sormontato nella pigna centrale da un casotto dello stesso, col tetto di verde e posto sul fiume al naturale“.
In realtà, nel corso degli ultimi anni si è avuta una variazione rilevante nei colori dello stemma. In origine il sottofondo dello scudo cittadino non era azzurro, bensì bipartito verde e bianco (il verde a destra ed il bianco a sinistra) sovrapposti dal ponte. Ciò è dimostrato da una riproduzione dello stemma, che presentava tali caratteristiche, rimasto appeso per molti anni al balcone del palazzo municipale, dalla maglia di riserva del Pontedera, di colore verde/bianco, ed infine dalla Fiamma e dai Foulard bipartiti verde/bianco del primo Gruppo Scout ASCI Pontedera 1° “San Michele Arcangelo” (la “Vecchia Asci pontederese“) dal 1922 al 1948.
Il gonfalone è un “drappo di colore azzurro, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello stemma della città con l’iscrizione centrata in oro: «Città di Pontedera»“.
L’antico ponte sull’Era, lungo la strada che da Firenze conduce a Pisa, è certamente all’origine del nome della città, come anche dell’immagine contenuta nello stemma. Il ponte, il casotto dal caratteristico tetto verde e le acque dell’Era che scorrono copiose sono segni desunti da un antico sigillo del secolo XV, che raffigurava il ponte com’era a quel tempo.
La “Propositura dei Santi Jacopo e Filippo” è anche chiamata la grande “chiesa nuova”. Venne eretta, in stile neoclassico, fra il 1840 e il 1864 su progetto dell’ingegnere fiorentino Giuseppe Michelacci. Solo successivamente fu aggiunto il porticato, i campanili e la fontana in mezzo alla piazza. I campanili furono minati e fatti saltare in aria durante la seconda guerra mondiale, sostituiti poi da un enorme campanile in cemento armato. L’edificio conserva al suo interno molte opere d’arte, tra cui l’Annunciazione di Jacopo Chimenti e le reliquie di San Faustino martire.
La chiesa di Santa Lucia fu edificata sulle strutture della preesistente rocca. Nel 1260 risulta suffraganea della pieve di San Gervasio e nel 1431 venne elevata a pieve. Il 13 luglio 1944 militari tedeschi minarono e abbatterono il campanile della chiesa e con questo la chiesa stessa. Rimase in piedi il muro perimetrale a nord e quello dell’abside. La nuova chiesa fu ricostruita nel dopoguerra e inaugurata il 14 luglio 1948. L’interno è diviso in tre navate e concluso da un’abside semicircolare al centro della quale è conservata una statua con le reliquie di Santa Lucia. Tra le opere d’arte, un artistico frontale di tabernacolo in marmo scolpito del XV secolo con lo stemma della famiglia Galletti, una pila per l’acqua santa, una statua in legno raffigurante San Rocco.
Costruita fra il 1270 e il 1272, la chiesa fu completamente trasformata a partire dal 1633, nel corso dei secoli XVII e XVIII.
Tra le opere più importanti che vi possiamo ammirare troviamo:
Sull’altare maggiore è presente un tabernacolo ottocentesco di Gaspare e Silvestro Mariotti, in argento sbalzato, commissionato per accogliere il “Crocifisso” ligneo del XVI secolo.
Progettato nel 1911 dall’architetto pontederese Luigi Bellincioni, fu costruito tra il 1912 e il 1913. Vi riposa, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi.
Nella frazione de Il Romito fu eretta una parrocchia indipendente l’8 dicembre 1966, scorporandola da quella di San Giuseppe, e, dieci giorni dopo, fu benedetta e aperta al culto una chiesetta prefabbricata intitolata alla Vergine. L’edificio era in origine un capannone prefabbricato, poi demolito a seguito dei lavori per la costruzione della Strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno. La chiesa attuale ha una pianta a settore circolare ed è stata progettata dall’architetto Luciano Giorgi.
Progettata dall’architetto pontederese Luigi Bellincioni, in uno stile misto di elementi rinascimentali e gusto decorativo ottocentesco, fu iniziata nel 1883 e conclusa nel 1892. La chiesa, molto piccola, ha una pianta esagonale e conserva al suo interno il venerato dipinto della Madonna della Misericordia del XIX secolo.
Oggi rimangono solo i resti di questa chiesa seicentesca, posta sulla salita del ponte napoleonico. L’oratorio è composto da un’aula centrale, con un altare tardo-barocco, e da una cappella sul lato est, insieme ad una piccola sacrestia. Sono sopravvissute solo le mura laterali ed il soffitto della piccola cappellina, intitolata alla Madonna del Divino Aiuto. I tetti vennero danneggiati gravemente durante l’ultima guerra mondiale, a seguito degli intensi cannoneggiamenti subiti nell’estate del 1944. Nel corso degli ultimi decenni le intemperie e l’incuria hanno fatto cadere ciò che restava della copertura.
Nel 2007 la porta in legno è stata sostituita con una vetrata ed è ora possibile osservare l’interno della vecchia chiesa. Per l’occasione sono stati collocati al suo interno alcune opere dello scultore Nado Canuti.
Voluta in occasione della elevazione a parrocchia del quartiere di Fuori del Ponte, la chiesa di San Giuseppe in Oltrera fu costruita fra il 1958 e il 1962.
Don Vasco Giuseppe Bertelli, già vescovo di Volterra, è stato il primo parroco della chiesa dal giorno dell’inaugurazione fino al suo passaggio come preposto di Pontedera.
A poca distanza dalla scomparsa cappella di San Michele di Travalda (secolo XI), fra il 1651 e il 1652 fu eretta l’attuale chiesa in un podere della famiglia Braccini, col titolo di Santa Maria della Tosse, per ospitare un’immagine della Vergine venerata come miracolosa.
L’arrivo dei Cappuccini a Pontedera risale al 1639 e la primitiva chiesa, dedicata alla “Visitazione”, sorgeva dove oggi si trova il centro ospedaliero.
È una chiesa moderna, eretta nel secondo dopoguerra per rispondere alle rinnovate esigenze parrocchiali del Villaggio Piaggio, in sostituzione della vecchia chiesetta posta al centro del villaggio stesso. Dal precedente oratorio proviene la statua lignea del Sacro Cuore di Mario Bertini, del 1954. .
Questa chiesa di stile romanico si trova nella frazione di Treggiaia.
Costruito nel secolo XIII, l’edificio presenta una semplice facciata a capanna con un portale in pietra serena. Nella lunetta soprastante persiste tuttora l’immagine affrescata, ma sbiadita, della “Madonna con Bambino”, con in alto una bifora con tre colonnine. L’oratorio fu ampliato nel 1696 con la costruzione dell’abside e del piccolo campanile, mentre nella seconda metà dell’Ottocento fu oggetto di un restauro completo. Nel 1992 la chiesa è stata nuovamente restaurata.
All’interno si conserva la preziosa immagine della “Madonna con Bambino tra San Lorenzo e San Bartolomeo“, venerata con l’appellativo di “Madonna di Ripaia“. Il dipinto è stato recentemente attribuito al Maestro di San Torpè, pittore attivo a Pisa nella prima metà del secolo XIV.
Collocata nella frazione di Treggiaia, ha una pianta a croce latina con un’unica navata, due cappelle ricavate nei bracci del transetto e un massiccio campanile laterale.
L’originale stile romanico venne alterato in seguito ad alcuni interventi di ammodernamento agli inizi del Settecento, con l’applicazione di sovrastrutture barocche tra cui spiccano il portone in arenaria e il campanile, entrambi del 1720. Nel 1957 la facciata è stata riportata all’iniziale stile romanico con la tamponatura delle due finestre laterali e la scoperta del rosone centrale.
Vi sono conservate due sculture lignee policrome: un “San Bartolomeo” di Francesco di Valdambrino e una “Madonna con Bambino” di fine Cinquecento.
Da alcuni anni l’amministrazione comunale colloca monumenti o installazioni temporanee di importanti artisti contemporanei in varie zone cittadine:
Questi si vanno ad aggiungere ad opere già esistenti:
Il castello di Pontedera era considerato il più grande e più fortificato della zona, se non addirittura il migliore posto in pianura, secondo lo storico del XVI secolo Scipione Ammirato. Fu teatro di molte guerre e venne più volte distrutto e ricostruito.
Il castello aveva quattro porte: “Porta pisana” (a ovest), “Porta vecchia” (a nord), “Porta fiorentina” (a est) e un’altra porta di cui non si conosce il nome. Fino al 1945 esisteva una “via circondaria”, che disegnava un rettangolo esterno al perimetro murario. Fino al 1850 questo sistema di vie conservava ancora tracce dell’antico fossato sotto forma di piccoli canali.
L’ultima porzione di mura medievali e la rocca dell’XI secolo esistenti vicino all’attuale piazza Cavour venne ritenuta un ostacolo allo sviluppo delle attività commerciali e quindi distrutta nel 1846 dal Granduca Leopoldo su richiesta dei commercianti locali.
Oggi non è rimasta alcuna traccia dell’antico castello di Pontedera. Gli unici segni ancora visibili sono dei cubetti di marmo bianco sulla pavimentazione stradale in piazza Cavour, dove nel 1992 vennero ritrovate tracce dell’antica Porta pisana. Segni delle antiche mura castellane sono riscontrabili nel “Vicolo del Moro”, il sottopasso che collega via Palestro a Via Roma.
Costruito interamente in marmo bianco del Monte Pisano, su progetto dell’architetto Garella, fu eretto sotto la dominazione francese e per questo motivo venne chiamato “napoleonico“. Documenti di archivio testimoniano che il vecchio ponte in legno venne venduto il 9 settembre 1814 e disfatto il 16, motivo per cui a queste date il nuovo ponte doveva essere già operativo, anche se vi è traccia di lavori alle “pedate” del ponte ancora nell’ottobre dello stesso anno. La costruzione era molto diversa rispetto alla precedente. L’asse viario era in origine leggermente spostato verso sud e partiva dall’attuale Piazza del Ponte. Dalla nuova collocazione era possibile invece avere una visuale di tutto il Corso Matteotti. Per la sua costruzione fu necessario abbattere alcuni edifici e rialzare la strada contigua per rendere il ponte più pianeggiante.
Fu distrutto durante la seconda guerra mondiale e ricostruito fedelmente subito dopo.
Costruito nel primo Ottocento, l’edificio si eleva su quattro piani, con finto bugnato a terreno e grandi finestre con timpano triangolare e triglifi a gocce al 1º piano. All’interno, ristrutturato negli anni trenta, troviamo un ampio scalone in marmo a tre rampe che dà accesso alla sala consiliare. Sulla facciata, restaurata nel 2001, oltre all’omaggio a Vittorio Emanuele II, una lapide del 1860 ricorda il plebiscito con cui la Toscana votò l’autoannessione alla “monarchia costituzionale” del Regno di Sardegna, in vista dell’Unità d’Italia; un’altra lapide del 1885 ricorda che Pontedera è città natale dello scultore Andrea Pisano; un’altra ancora, apposta nel 1954, ricorda i bombardamenti del gennaio 1944.
Il palazzo è sede del Comune dalla metà del XIX secolo. Fino agli anni venti ospitava l’ufficio delle poste, nel luogo dove invece ora sorge un bar. All’interno troviamo alcuni dipinti del secondo Novecento. Nella saletta d’accesso alla sala della Giunta tre grandi olii di Otello Cirri (“Paesaggio“, “Natura morta“, “Uomo seduto“) e, nell’atrio antistante la sala consiliare, la recente opera di Romano Masoni “Cadute” (2002), in piombo e foglia d’oro, a ricordo delle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 contro il World Trade Center di New York.
Il palazzo, come dice il nome stesso, giá sede della sezione distaccata del Tribunale di Pisa, oggi trasformata in locale commerciale (bar ristorante) Ha un loggiato in cui possiamo vedere gli stemmi in pietra dei vicari che si sono succeduti alla guida di Pontedera. È sovrastato da una torre detta “civica” o “dell’orologio”, posta in angolo.
Sede dell’omonimo pastificio, costruito tra il 1868-1870 da Luigi Bellincioni. L’attuale costruzione non corrisponde al progetto originale.
È la prima opera di Luigi Bellincioni, nonché casa paterna progettata nel 1866. Si trova nell’angolo sud-est della piazza Curtatone. Possedeva un portone sormontato da un terrazzo con balaustra a colonnine, rimosso nel secondo dopoguerra per dar spazio ai negozi. Oggi possiamo ammirare ancora la porta-finestra con timpano a lunetta, mentre gli altri timpani delle finestre sono a triangolo, incorniciate da paraste ioniche.
Questo palazzo si trova all’angolo tra Via Lotti e Corso Matteotti. Fu costruito nel 1883 da Luigi Bellincioni per i fratelli svizzeri Pitschen, che aprirono al pian terreno un negozio. Si eleva su quattro piani, ha ampie finestre in stile pseudo-rinascimentale con pulvino e timpano a lunetta.
Si trova sul corso Matteotti. Costruito nel 1872 da Luigi Bellincioni per la famiglia Ciompi, possiede finestre con cornicioni sorretti da volute ornamentali. Venne restaurato negli anni cinquanta dall’ingegnere Gastone Barbi.
La villa si trova nella località omonima, posta a sud-est di Pontedera. Appartenuta nella metà del XVI secolo alla famiglia Riccardi, acquisisce l’aspetto attuale verso la metà del XVIII secolo, quando diventa di proprietà della famiglia Toscanelli. Il parco che circonda la villa vanta un vasto repertorio di conifere, con varie specie di abeti, cipressi e cedri.
Di stile neorinascimentale, si trova in via della Stazione vecchia e fu progettata da Arrighi per Manlio Crastan nel 1928. È rimasta vuota dopo il trasferimento della Biblioteca Comunale.
La villa era originariamente di proprietà della famiglia Galletti, per passare poi, nel XVII secolo, ai Franceschi, famiglia del marito di Antonia Galletti. Nel XIX secolo, dopo il matrimonio di Vittoria di Lelio Franceschi con il Marchese Torquato Malaspina, la villa passò ai suoi figli, divenendo proprietà Torrigiani-Malaspina.
Abitanti censiti
Si può riscontrare una crescita demografica a partire dagli anni sessanta, in concomitanza con il momento economico favorevole della Piaggio, e, viceversa, un declino a partire dagli anni novanta, con il ridimensionamento e la crisi dell’azienda stessa.
Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera residente era di 4 800 persone, pari al 15,94% della popolazione.
Fonte dati: https://it.wikipedia.org/wiki/Pontedera