Signa (pronuncia: /ˈsiɲɲa/) è un comune italiano di 19 059 abitanti della città metropolitana di Firenze, in Toscana.
Il comune ha avuto una grande fama nazionale e internazionale per la produzione dei Cappelli di paglia che gli ha fatto guadagnare il soprannome di “città della paglia”. Il paese è costituito da una parte bassa di costruzione “recente”, e di una parte alta e più antica chiamata “Castello” formatosi prima dell’Anno Mille in cui sorge una delle principali chiese del paese, quella di San Giovanni Battista dove sono custodite le spoglie della Beata Giovanna. La superficie territoriale del comune è la più piccola tra tutti i comuni della città metropolitana di firenze. La città di Signa è ubicata alla confluenza dei fiumi Arno, Bisenzio e Ombrone.
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Signa ha sempre rivestito un ruolo abbastanza rilevante nella storia e nell’economia della piana fiorentina, vivendo in molte occasioni momenti di interessante crescita civile, culturale e artistica. Grazie alla felice posizione geografica che la colloca su una delle ultime propaggini orientali del Monte Albano – alla confluenza dei fiumi Bisenzio e Ombrone con l’Arno -, Signa ha avuto numerose occasioni di sviluppo.
Alcune azzardate supposizioni vorrebbero far risalire le origini di Signa al periodo etrusco (date dai ritrovamenti rinvenuti durante le numerose escavazioni effettuate), ma le ipotesi più convincenti fanno risalire Signa al periodo romano, tanto che il suo nome attuale deriverebbe da Signando colonias in seguito all’assegnazione delle colonie qui fatta da Silla.
Quel che c’è di certo è che i primi documenti certi su Signa risalgono soltanto al periodo alto-medievale e da questi traspare l’idea di una comunità abbastanza consistente. Il primo documento in cui si parla di Signa risale al 964, in merito alla donazione della Pieve di Signa al Capitolo fiorentino da parte di Rambaldo, vescovo di Firenze. La costituzione, avanti l’anno mille, del piviere di Signa, uno dei più grandi del contado, attesta l’importanza di questo luogo.
Il ponte sull’Arno costituiva già all’epoca l’elemento peculiare di questa comunità, servendo da punto nodale per itinerari, viaggi e spostamenti fra aree importanti: dopo la distruzione ad opera di Castruccio Castracani nel 1327, il ponte venne ricostruito immediatamente ricostruito e, seppur con qualche modifica, ha sopportato le poche fino al 1944, quando le truppe tedesche lo distrussero definitivamente.
L’origine di Signa e il periodo della sua fondazione è assai incerto, vista la scarsità di notizie e di documenti; mentre sono varie le ipotesi fatte in proposito, che collocherebbero l’origine in un periodo compreso tra la nascita della civiltà etrusca e il pieno sviluppo di quella romana.
Gli studiosi più recenti hanno affermato che questo sarebbe il periodo più probabile per la nascita di Signa vista la sua posizione lungo l’asse di comunicazione Fiesole-Pisa, che contribuì fortemente al suo sviluppo. Proprio il commercio sarebbe, quindi, il motivo principale della nascita del paese che, per la vicinanza al fiume Arno, garantiva vantaggi commerciali, poiché l’unico tratto navigabile sul fiume nella stagione estiva era quello tra Signa e Pisa.
Vari sono i dubbi anche sull’origine etimologica di “Signa”: se venne fondata dagli etruschi i nomi più probabili sarebbero Aisinial, Eisil ed Esinius, mentre se fondata dai romani Exine, Exinea, Esinea e Sinea. Attraverso studi recenti si è appurato che l’ultima ipotesi, quella riguardante l’origine romana, potrebbe essere storicamente più attendibile di quella etrusca. Etimologicamente Signa deriverebbe dal nome proprio Aisinius, attribuibile al fondatore, possibile legionario di Lucio Cornelio Silla, che assegnò varie terre in questa zona servendosi della centuriazione, che al fine di colonizzare un territorio, garantiva ai cittadini romani e in particolar modo ai soldati una terra coltivata per potervi abitare e per allevare animali. Altre testimonianze che favorirebbero l’ipotesi riguardo alla colonizzazione romana derivano dal ritrovamento sia di alcuni reperti archeologici romani nel Parco dei Renai sia di alcune tombe di origine longobarda nelle fondamenta della pieve di San Lorenzo. Nonostante si ammetta che questa zona sia stata in precedenza occupata dagli etruschi, come testimoniato dalla tomba di Bronzetti al confine tra il comune di Carmignano e quello di Signa, l’origine romana sarebbe ulteriormente testimoniata da una lapide presente nella pieve di San Giovanni Battista su cui era scritto:
Proprio riguardo all’origine romana sono state fatte altre varie ipotesi sulla fondazione della città che per taluni sarebbe avvenuta per mano del console Tito Quinzio Flaminino, come documentato da un miliario, mentre per altri Signa avrebbe avuto origine da un accampamento romano, come accade anche per Firenze.
Rari sono i documenti riguardanti Signa nel periodo compreso tra le invasioni barbariche e la dominazione dei Franchi. Secondo quanto riportato dallo storico Salvi nella Storia di Pistoia dell’anno 1656, l’imperatore Carlo Magno, dopo aver stipulato un trattato di pace a Pistoia, si diresse verso Firenze e donò al capitano di corte Mainetto Fabroni il castello di Signa. Anche riguardo a questo fatto sono stati sollevati dei dubbi sulla veridicità di quanto avvenuto come lo stesso storico V. Capponi ha sostenuto che la famiglia Mainetto non sarebbe giunta a Signa prima del 1344.
I documenti più attendibili risalgono tuttavia al 977 o al 978), anno in cui la contessa Willa donò la pieve di San Giovanni Battista e la pieve di San Lorenzo al Capitolo Fiorentino.
Si pensa che Signa abbia goduto molta fama nella zona di Firenze durante il Medioevo, soprattutto per due motivi: la religione e, come lo era stato in epoca romana, la posizione geografica.
Per quanto riguarda l’aspetto religioso, Signa era conosciuta soprattutto per il culto della Beata Giovanna i cui miracoli non solo avevano suscitato la grande devozione da parte dei fedeli, ma contribuirono anche alla crescita della produzione artistica a Signa, attraverso copiose opere dedicate alla “Beata” tra le quali gli affreschi della chiesa di San Giovanni Battista.
Il sito di Signa aveva assunto grande importanza per la posizione strategica e il commercio, soprattutto dopo la costruzione del ponte sull’Arno, unico ponte fino al XIV secolo a collegare le due rive dell’Arno e la più importante via di collegamento tra Firenze e Pisa fino al Novecento. Per questo motivo il paese venne assediato dal lucchese Castruccio Castracani nel Trecento, periodo delle sanguinose battaglie tra guelfi e ghibellini. Castruccio, che divenne ghibellino, riportò un’eccezionale vittoria sui fiorentini nel 1325 ad Altopascio, e una volta giunto a Carmignano intraprese un lungo assedio contro Signa che, alla fine, fu conquistata. Nel paese Castruccio insediò il suo quartier generale, battendo perfino delle monete che chiamò castruccini, e con il controllo su Signa riuscì a impedire l’arrivo di rifornimenti a Firenze. Vari mesi dopo, però, vedendo che Firenze stava preparando un nuovo attacco, decise di dare fuoco al Castello di Signa e incendiare il ponte sull’Arno per fermare l’avanzata fiorentina. La parte guelfa cercò di riconquistare Signa con un tentativo che finì male. Dopo l’assedio Castruccio lasciò il paese anche se questi episodi scatenarono altre battaglie, che si conclusero con la pace di Sarzana nel 1350.
La fama di Signa è testimoniata anche da Dante il quale afferma nella Divina Commedia, al XVI Canto del Paradiso, che all’epoca il Gonfaloniere di Firenze, Fazio dei Moriubaldini, veniva proprio dalla cittadina signese.
Nel periodo tra la fine del Medioevo e gran parte del Settecento furono pochi i fatti rilevanti a Signa. Il più importante episodio fu quello del pesante saccheggio delle milizie di Filiberto d’Orange, che depredò le campagne fiorentine per far tornare al potere i Medici dopo che furono cacciati e fu proclamata la Repubblica a Firenze. Alcuni importanti documenti affermano, inoltre, che Leonardo da Vinci avesse trascorso vari soggiorni a Signa e si fosse recato più volte presso il Passo delle Fate, a pochi chilometri dal centro cittadino.
Nel Seicento e nel Settecento non ci fu nessun altro importante evento almeno fino alla fine del Settecento, quando si trasferì a Signa il bolognese Domenico Michelacci il quale, attraverso le sue esperienze di coltivazione e lavorazione della paglia, avviò una produzione a larghissima scala di cappelli che segnò la produzione artigianale signese. Le opere di paglia signesi vennero infatti esportate e conosciute in tutto il mondo con il nome di “Cappelli di paglia di Firenze”; Signa venne riconosciuta come uno tra i più importanti centri artigianali ed ebbe l’appellativo di Città della Paglia. La fama dell’artigianato di Signa giunse anche alla corte del Luigi XVI, che richiese infatti proprio uno dei cappelli di paglia prodotti nel paese.
Altra attività di notevole importanza fu quella realizzata dalla Manifattura di Signa nel settore della ceramica artistica, molto apprezzata da Gabriele D’Annunzio. L’attività, cessata da circa 60 anni, è stata ripresa negli ultimi anni da vari artigiani locali.
Il Novecento rappresentò per Signa un secolo sia di grandi conferme sia di eventi particolarmente gravi a livello storico, sociale ed economico. Agli inizi del secolo il paese riconobbe nell’artigianato e nella lavorazione della paglia un punto fermo per l’economia signese ma col passare del tempo proprio questo tipo di tradizioni subì la concorrenza di città industrializzate più importanti, come Firenze, a tal punto che varie produzioni cessarono. Con l’avvento del Fascismo, come nel resto di Italia, a Signa si diffuse una politica interamente incentrata sulla figura di Benito Mussolini e sulle leggi razziali. Varie furono le forme propagandistiche che coinvolsero la comunità signese, specialmente di attività tutte incentrate a raccogliere il maggior consenso possibile. In piazza Cavallotti, che divenne durante il ventennio fascista Piazza 28 ottobre, fu abbattuto il monumento di Felice Cavallotti e fu il luogo principale ove il partito fascista organizzava le proprie manifestazioni come i saggi ginnici. Durante la seconda guerra mondiale Signa subì molti danneggiamenti, soprattutto durante il periodo della Resistenza. Nell’eccidio di San Piero a Ponti il 13 agosto 1944 nei pressi di Signa tredici persone, tra le quali molte erano signesi, vennero fucilate per rappresaglia. La liberazione di Signa avvenne per opera dei partigiani e, in seguito, anche dell’esercito alleato. Per il ruolo giocato nell’ambito dell’area fiorentina Signa, il 31 dicembre 2009, ha ricevuto la Medaglia d’argento al merito civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale. Di seguito la motivazione riportata per il conferimento della medaglia:
Nell’aprile del 1946 si svolsero le prime elezioni amministrative.
Nel novembre del 1966 Signa e i comuni limitrofi furono inondati dall’Arno durante l’Alluvione di Firenze. Secondo alcuni dati fu inondata il 70 % della zona signese: se la vasta parte di territorio sommerso dovette sopravvivere con mezzi di fortuna, anche la parte non sommersa, quella del Castello, subì gravi disagi rimanendo a lungo isolata. I primi aiuti giunsero dai volontari residenti a Signa e successivamente da 100 volontari della Misericordia Croce Verde, dai Vigili urbani di Viareggio, dal 78º Reggimento fanteria “Lupi di Toscana”, dai Vigili del Fuoco di Parma e Reggio Emilia da cui arrivarono anche il Circolo Gramsci e la Federazione del P.C.I., vari mezzi di sostentamento furono portati dai Comuni di Prato, Calenzano e Lamporecchio e dalla Francia attraverso il Secours Populaire Français. Il Palazzo Comunale e le Suore Passioniste del Castello offrirono letto e alloggi per 140 sfollati. Gravi furono poi i danni subiti con la totale perdita del bestiame, la distruzione dei campi coltivati oltre alla crisi degli alloggi visto che le case inondate era risultate inabitabili. Il consiglio Comunale del 9 novembre del 1966 scrisse:
Nel 1968 invece fu al centro di un terribile fatto di cronaca: la notte del 21 Agosto dopo aver passato una serata al Cinema Giardino Michelacci, vennero brutalmente assassinati gli amanti Barbara Locci e Carmelo Cutrona appartati in auto nei pressi della zona di Castelletti. Con loro era presente il figlio di lei, Natalino Mele, che svegliato a delitto avvenuto chiese aiuto in una casa colonica nelle vicinanze. Se inizialmente venne ritenuto responsabile il marito di lei, Stefano Mele, nel 1982 tale duplice omicidio venne collegato alla serie di delitti del Mostro di Firenze, a seguito del ritrovamento dei medesimi bossoli serie H usati dal o dai serial killer delle coppiette. A seguito di questa scoperta si aprirà la cosiddetta “Pista sarda” in cui verranno coinvolti i vari amanti della donna abitanti nella zona di Lastra a Signa.
Lo stemma del Comune di Signa fu ufficialmente scolpito su pietra nel 1393 e venne posto su quello che allora era l’architrave del portale maggiore della chiesa di San Giovanni Battista. Originariamente, secondo una cronaca dell’epoca, nella chiesa di Santa Maria in Castello venne fuso nel 1266 su una campana un piccolo stemma che raffigurava il ponte signese con quattro arcate.
Lo stemma del 1393 venne fregiato del ponte di Signa, con sette fornici di eguale ampiezza e di una torre merlata in riferimento all’antica torre inglobata nel palazzo nella zona di Lastra a Signa. Secondo una testimonianza del Cinquecento, con il susseguirsi dei lavori sul ponte di Signa, quest’ultimo venne riprodotto nello stemma differentemente dall’originario con sette fornici in cui quello centrale era il più alto.
L’attuale stemma del Comune di Signa è stato concesso nel il 6 febbraio 2003 dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi attraverso il Dipartimento del Cerimoniale di Stato sezione Ufficio Onorificenze e Araldica pubblica.
Il gonfalone del comune di Signa ritrae lo stemma comunale su un drappo di colore bianco.
Varie furono le ville costruite tra il tardo Medioevo e il periodo rinascimentale in modo tale da venire incontro a quelle che erano le esigenze delle famiglie benestanti e ricche dell’area fiorentina. Vi sono le testimonianze di quanto la nobiltà abbia preferito questi luoghi, come è stato testimoniato dal pittore Giuseppe Zocchi, che nel 1774 raffigurò in Vedute delle ville e d’altri luoghi della Toscana il paesaggio signese. Proprio Signa, diventando col passare del tempo una località di grande interesse per la nobiltà fiorentina, ospitò nelle sue ville personaggi illustri, come Gabriele D’Annunzio e Giuseppe Garibaldi.
Tra le più importanti, oltre a quelle già citate, ci sono:
Il Castello è situato nella parte più alta del paese. Nonostante i mutamenti avvenuti nei secoli consisteva in una cerchia di mura abbastanza schematica e ovoidale, costruita circa nel IX secolo per difendersi dai saccheggi dei predoni barbari, ed in particolare, di quello avvenuto nell’825 quando alcuni vascelli vichinghi risalirono l’Arno per depredare il palazzo del vescovo di Fiesole.
Le mura sono in parte distrutte e tutt’oggi visibili solo in alcune zone del paese come nel convento delle suore passioniste mentre sono rimaste intatte quattro alte torri (tra cui il Torrino e la Torre di Settentrione). Il Castello di Signa disponeva di tre porte situate in punti strategici e ben definiti per la sicurezza del paese: la porta di San Miniato, ancora esistente, nella zona a sud-ovest e tutt’oggi ornata dagli stemmi del Comune di Firenze, della casa d’Angiò e di Parte Guelfa, la porta di Via Dante Alighieri nella parte a Nord-Est di cui, nonostante sia stata distrutta, è possibile vedere alcuni resti e infine la porta di Via dell’Orologio, destinata a mettere in comunicazione il Castello con il ponte sull’Arno.
Proprio quest’ultimo simboleggiava l’importanza che aveva Signa in quel tempo poiché era l’unica via, ad eccezione di quella di Fucecchio sulla via Francigena, a collegare la vicina città di Firenze con quella di Pisa e quindi con il mare. Sono incerte le informazioni sulla sua origine anche se ci sono testimonianze che collocherebbero la costruzione del ponte prima del 1217. Originariamente era di struttura lignea ma più volte venne distrutto o ne fu modificato l’aspetto per soddisfare lo sviluppo urbano. Secondo le cronache e i documenti giunti a noi, era costantemente monitorato e riparato come accadde nel 1333 quando una piena distrusse a Firenze Ponte Vecchio e il ponte di Signa subì danni più o meno gravi. Il ponte è largo 1,80 metri, una larghezza pensata per il transito pedonale. È lungo 127 metri e alto 12,50. Nell’attraversare il fiume Arno presenta sei campate ognuna delle quali ha una luce di 27,50 metri.
È possibile attraversare l’Arno anche per mezzo della passerella. Questa ha una classica struttura a “travata”, in cemento armato, con piloni e travi dello stesso materiale. Purtroppo lo stato di conservazione dell’opera non risulta eccezionale i piloni presentano le proprie fondazioni scoperte, così come sono scoperti i ferri dell’armatura. Anche il piano di calpestio e il parapetto che richiederebbero una manutenzione.
Tra Signa e Firenze si estende un’area di proprietà privata per 270 ettari il Parco dei Renai chiamato anche “Stato libero dei Renai” o “Isola dei Renai”, area abbandonata in progressiva trasformazione a parco dalla fine dell’estate del 2000. Attualmente sono aperti al pubblico, da maggio ad ottobre, ad ingresso gratuito, 70 ettari, gestiti da una società per azioni pubblico-privata.
Vista la vicinanza con il fiume Arno fin dal XVII secolo quest’area fertile veniva usata per l’agricoltura, ma durante il Novecento l’attività agricola man mano cessò, lasciando il posto a un’incontrollata escavazione di inerti o rena, da cui il termine “Renai”, specie tra gli anni sessanta e settanta.
Nel 1990 iniziarono le trattative tra i privati ed il comune per il recupero dell’area con una prima ipotesi di piano di recupero dell’area, il cosiddetto “Progetto Michelucci”, il quale prevedeva la riqualificazione del territorio attraverso la costruzione di impianti sia sportivi sia ricreativi e la salvaguardia di alcune zone faunistiche, la riserva integrale WWF, ove tutt’oggi sono presenti animali considerati in via di estinzione.
Il progetto fu temporaneamente accantonato fino a quando nel 1997 dal Consiag fu sottoposto all’amministrazione comunale signese un nuovo progetto, leggermente diverso dall’originale in modo tale da essere idoneo a creare una riserva d’acqua per Firenze, dopo che era stato realizzato il collegamento con l’acquedotto dell’Anconella, il cosiddetto “Tubone”. Il progetto prevedeva nel corso degli anni la realizzazione del parco in quattro lotti.
Nel 2000 è stata inaugurata la prima parte, chiamata lotto 0 ove successivamente sono stati costruiti impianti per attività musicali e culturali, sportivi, soprattutto per il calcio e il beach volley, oltre a una piscina semi-olimpionica ed a strutture per la vela; mentre nel 2006 è stato aperto il secondo lotto (lotto 1) con la costruzione di una piccola spiaggia sul lago e di strutture per il canottaggio e il surf. Per mantenere il contatto con la natura vengono organizzate delle visite da parte del WWF nell’oasi naturale del parco oltre al bird watching mentre è stata creata una pista ciclabile di circa 7 km per collegare il Parco dei Renai con il Parco delle Cascine di Firenze. Al momento sono in fase di realizzazione gli altri due lotti, che dovrebbero essere terminati nei prossimi anni.
Abitanti censiti
Dal 1981 al 2001 secondo i dati ISTAT la crescita demografica a Signa è graduale e in linea con il fenomeno dello spopolamento di agglomerati urbani più consistenti. Dal 1991 al 2001 la crescita è aumentata del 6,28% pari a quasi 1 000 abitanti in più. Il periodo compreso dal 2001 al 29 febbraio 2008, invece, dimostra un cambio di tendenza, poiché le stime di crescita sono raddoppiate passando dai 15 433 ai 17 913 abitanti.
Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera residente era di 2 796 persone, pari al 14,63% della popolazione.
La lingua più diffusa è ovviamente quella italiana anche se nella lingua parlata viene utilizzato il dialetto toscano nella variante fiorentina.
La religione più diffusa è il cristianesimo, specialmente nella confessione cattolica, come testimoniato dai vari luoghi di culto. Nel territorio comunale vi sono sei parrocchie:
La parrocchia di Sant’Angelo a Lecore comprende tutti gli abitanti dell’omonima frazione, che però appartengono amministrativamente sia al comune di Signa sia al comune di Campi Bisenzio. Per contro, nell’elenco non sono compresi gli abitanti signesi della frazione di San Piero a Ponti, poiché appartengono alle due parrocchie di San Cresci a Campi e di San Piero a Ponti, ricadenti nel territorio comunale di Campi Bisenzio.
Fonte dati: https://it.wikipedia.org/wiki/Signa